Quest’anno la Musa ispiratrice era Michelle Hunziker. Non sa recitare, non sa ballare, non sa presentare, non sa cantare e, insomma, non sa fare tante altre cose, ma...Ma...Sa sorridere! E tanto basta per averla fatta diventare, in quello che abbiamo imparato a chiamare l’immaginario collettivo, l’icastica rappresentazione della nostra speranza che la vita ci sorrida.
Due chiacchiere, di intrattenimento e di mantenimento, nel soggiorno – palcoscenico della casa della grande famiglia sanremese. Ospite di turno, l’attrice spagnola Penelope Cruz, l’ultima fiamma caliente che abbiamo imparato a toccare senza scottarci.Non nella natia Catania, non nella Milano vicina all’Europa ( ma del resto dicono che Catania sia la Milano della Sicilia ) tanto prodiga per lui di riconoscimenti e di opportunità, no: a Sanremo! A Sanremo, dopo tanto cercare, Franco Battiato ha trovato quel centro di gravità permanente che non gli farà più cambiare idea sulle cose, sulla gente.L' abito non fa il monaco, ma il "gessatino" di Chiambretti fa Macario.
Una città per mangiare
Itinerario geo – gastronico, per gustare i piatti tipici soltanto là dove sono caratteristici
Amico di Portfolio
In uno di quegli articoli – racconto, un tempo tanto in voga, ma che ormai non si usano più, Vincenzo Cerami, scrittore delicato e preciso, un paio di mesi fa, sul quotidiano romano “Il Messaggero”, letto casualmente in treno, narrava, in un delizioso elzeviro, dall’impianto surreale, di un suo amico, cultore della buona cucina, dalle strane abitudini...
Hotel Internazionale Torri Del Benaco
Strane, ma, almeno per l’autore, talmente affascinanti, da conferirgli il titolo di uomo di buon gusto, è proprio il caso di dirlo, che sa stare e bene al mondo.
In breve, questo singolare personaggio non va mai a cena, o a pranzo, in un ristorante, no: va sempre a cena, o pranzo, in più ristoranti, nel senso che mangia il primo là dove ritiene ci sia la portata migliore e poi si sposta in un altro locale, per gustare l’eccellenza per i secondi, e infine di nuovo lo stesso per il dolce...
La circostanza mi ha fatto pensare alla mia teoria, non solo, ma soprattutto pratica, secondo cui i piatti tipici vadano gustati soltanto nel posto in cui sono appunto tipici. Insomma: il baccalà alla vicentina a Vicenza, il merluzzo alla livornese a Livorno e così via: e mai il baccalà alla vicentina, o il merluzzo alla livornese, a Roma, o a Reggio Calabria!
C’è poi, a dire il vero, tutta una specie di filosofia, che sta a monte a tale mia prassi consolidata. Ma qui – fra rimandi socio - politici di contrasto alla globalizzazione, o accenni parafilosofici a identità e tradizioni da salvaguardare – il discorso si farebbe lungo e complesso e comunque esula dal contesto: basterà ricordare che cucinare è ormai un privilegio, che è espressione d cultura, oltre che di gusto e che negli Stati Uniti d’America ormai non si cucina più, le famiglie si ingozzano di surgelati, wurstel e patatine fritte.
Ma anche a prendere la cosa così come, senza tante implicazioni, come se fosse un gioco, se ne ricavano piacevoli sorprese e delizie!
Appena il tempo soltanto di premettere ed evidenziare l’unica eccezione ammessa, non senza estenuanti dibattiti fra diverse scuole di pensiero, montate intorno la questione, fra gli altri amici - adepti di tale religione- devo dire abbastanza integralista- di ordine culinario, ma alla fine assodata come segue: la pizza, ecco, quella sì, è consentita mangiarla non soltanto a Napoli, ma in ogni città! E meno male!
Fatta salva l’unica eccezione alla regola, ho scoperto, o riscoperto una serie di piatti che dire tipici è dire ben poco: direi meglio unici, sorprendenti ed eccellenti. Cominciamo da una banalità, la cotoletta alla milanese che tutti sappiamo e che tutti mangiamo...Ovunque! E no! La cotoletta alla milanese a Milano e soltanto a Milano è la vera cotoletta alla milanese! Essa è una grande rotondità, un cerchio di almeno 15 centimetri di diametro, che occupa tutto un piattone largo e va servita così, croccante e fragrante, sottile e dorata nell’impanatura che non soffoca, ma anzi esalta il sapore della carne di vitello. Qualcosa di ben diverso dalla semplice fettina impanata e fritta comunemente intesa.
Un bel bottino di sapori, denso e corposo, è invece la cotoletta alla bolognese, questa sì lunga e spessa, con sopra – attenzione – prosciutto crudo e – ben fuso- fettine di parmigiano reggiano! ( località ammesse: Bologna, ma pure Modena e Reggio. Attenzione: Parma e Piacenza, pur essendo Emilia, invece no, perché storicamente fanno ducato a sé! ).
Hotel Minerva E Nettuno Venezia
Già... Soltanto a Vicenza fanno il baccalà alla vicentina, in un’ altra città non sarebbe baccalà alla vicentina, che si distingue e si sostanzia in maniera ben diversa dal baccalà preparato in altre città più o meno uguale. Meno, meno uguale: a Vicenza il baccalà alla vicentina viene cotto a lungo col latte insieme agli altri ingredienti e ciò conferisce un sapore particolare e irripetibile allo stoccafisso, ah, dimenticavo, da servire rigorosamente insieme alla polenta.
Vale la pena di andare fino a Vercelli e qui soltanto gustare la vera panissa. Non tentate di prepararla da soli, perché sbagliereste tutto, consultando dizionari, o simili, che vi indirizzerebbero verso un composto di farina di ceci, di derivazione ligure, che non c’entra nulla; e non andate a mangiarla nemmeno a Novara, che contende il primato e l’unicità, ma in maniera velleitaria e vana.
La vera panissa si mangia a Vercelli, meglio se in qualche trattoria di campagna dei dintorni: a base di riso ( ovvio: siamo nella capitale del riso ), fagioli, lardo e salame, per una specie di risotto sui generis, dal sapore pieno e davvero particolare, anche perché prelevato da una grande pentolone di rame.
Giacché ci siamo, un salto a Torino, uno a Carrù e uno ad Alba.
Parc Hotel Peschiera Del Garda
Torino, la conoscete tutti, ma non tutti avete mangiato la vera bagna cauda: che è una specie di minestra a base di verdure, aglio e acciughe, che lascia dentro a chi la mangia una carica...potentissima e poi anche inconfondibile, perché gli effetti devastanti sono avvertiti a ogni respiro da chi si trovi a meno di tre metri per almeno ventiquattro ore.
Carrù invece non lo conosce nessuno, o quasi, e a torto: perché a Carrù, un paese in provincia di Cuneo, si gusta il vero bollito misto alla piemontese, che va fatto con le carni del bue grasso detto appunto di Carrù e servito con tutta una serie di salsine quali condimenti.
Più nota la vicina cittadina di Alba e anche se non pare indispensabile ( ma ogni religione si fonda sul mistico e sull’irrazionale! ) qui soltanto si può gustare le fettine di carne cruda, condite con olio, limone e scaglie di parmigiano, dette appunto “albese”.
Poi, quando sono stato a Roma, ho mangiato in trattorie tipiche saltimbocca, carciofi fritti e robe simili, anche se l’oste non è riuscito a farmi fare “la scarpetta” nel sugo degli involtini.
Certo meno conosciuti i piatti che invece ho scoperto a Lecce.
Passando da Bari, però, dove ho potuto guastare “riso, patate e cozze”, una gradevolissima elaborazione di tali ingredienti cotti al forno in una tipica teglia di alluminio.
Residence Capinera Sottomarina
Invece, dal Salento so le lasagne al forno e “la parmigiana” ( le fettine di melanzane lasciate a riposare un’intera notte, prima di essere fritte e usate in luogo delle sfoglie di pasta) fatte con le polpettine, il salame e le uova quale ripieno: una specie di bomba, l’insostenibile pesantezza dell’essere! E poi i pasticciotti: un a sottile sfoglia di pasta dolce, a forma ovoidale, dorata e profumata, ripiena all’inverosimile di crema pasticcera, sempre per la serie di concentrati di calorie.
Residence Eleonora Sottomarina
Ah e il rustico: una specie di cerchio di pasta questa salate, con dentro pomodoro e mozzarella pesante, che nel luogo consumano a metà mattina, tanto per tenersi leggeri in vista del pranzo, che sarà a tarda ora, come del resto in tutto il Sud, almeno da Roma in giù, a differenza di tutto il Nord, dove invece si mangia a mezzogiorno.
Infine, ho scoperto i piatti della cucina povera, della tradizione contadina, tipici del Salento: ciceri e tria, cioè una minestra di ceci accompagnati da pasta fritta; fave e cecore, cioè una zuppa di crema di fave e cicorie di campagna, servita con crostini di pane duro, da inzuppare; e infine un piatto dal nome spiritosissimo, “lu nceca mariti”.
Residence Regina Delle Dolomiti
Nell’ironia e nell’arguzia popolare, significa il piatto che acceca ( imbroglia, ipnotizza) i mariti; cioè le mogli che avevano trascorso in tutt’altre faccende affaccendate la mattinata, all’ora di pranzo mettevano insieme alla buona gli avanzi della pasta del giorno prima, piselli e verdure varie, più pane raffermo fritto in tutta fretta e mescolavano: ora l’insieme veniva fuori dall’aspetto invitante e soprattutto elaborato, di modo ché i poveri mariti erano indotti a credere che le loro consorti avevano trascorso ore e ore sui fornelli, a preparare una simile pietanza, mentre invece, quando ricorrevano a un simile stratagemma, esse avevano esercitato bel altre arti, in quelle lunghe ore mattutine in cui i loro coniugi erano a lavorare nei campi, all’oscuro di ogni tresca d’amore
Automotoretrò, che festeggia con l’edizione 2007, le nozze d’argento con gli appassionati, sarà l’occasione per celebrare alcuni anniversari di modelli che hanno fatto la storia dell’automobilismo.
Sporting Residence Hotel Asiago
Ricorrono quest’anno i 50 anni della Fiat 500, della “cugina” milanese, la Bianchina e i 60 anni della Cisitalia 202, disegnata da Pininfarina, ed esposta al MOMA di New York.
La Fiat 500 è stata l’utilitaria che, due anni dopo, ha ripercorso il cammino tracciato dalla Fiat 600, sono infatti queste le due auto che hanno motorizzato l’Italia.
La carriera di questa “piccola grande auto” è stata lunghissima, fu prodotta infatti sino al 1975, in quasi quattro milioni di unità, una cifra enorme per una vettura che ha trovato ampia diffusione quasi esclusivamente in Italia.
Per festeggiare l’evento, centinaia di “cinquecento” parteciperanno al raduno organizzato con la collaborazione del FIAT 500 Club Italia di Garlenda, la più importante Associazione di cultori del “mito”, molti dei quali adoperano quotidianamente il loro “cinquino”.
La Bianchina, fu presentata un mese dopo la Fiat 500, al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, presenti illustri padrini, immortalati in una storica foto: Gianni Agnelli a bordo dell’auto e i tre creatori dell’Autobianchi, Giuseppe Bianchi, Alberto Pirelli e Vittorio Valletta seduti in basso.
Destinata ad un pubblico femminile, la Bianchina fu accolta con grande entusiasmo, grazie allo stile della sua carrozzeria e a qualche raffinatezza che la 500 non offriva, fu prodotta sino al 1969 in 319.000 esemplari in diverse versioni, adottando la meccanica della 500.
Differente la storia della Cisitalia 202. Prodotta in 153 esemplari, è uno dei più avanzati esempi di tecnologia automobilistica, vanta un CX di 0.29, un valore incredibile per quei tempi e con soli, 55CV raggiunge i 165 km/h.
Saranno presenti diversi esemplari della “202” che conseguì numerosi successi sportivi, ma non ebbe discendenti, a causa delle vicissitudini economiche di Piero Dusio, creatore della Cisitalia.
Espongono ad Automotoretrò i più importanti Club e Registri di Marca che porteranno i loro più prestigiosi modelli d’ogni tempo.
Molto interessante l’esposizione di moto d’epoca prodotte dalle industrie torinesi all’inizio del secolo scorso e un’ampia rassegna di trattori dello stesso periodo.
Hotel Venezia La Villetta Jesolo
Come di consueto nel primo padiglione la Regal Torino, esposizione di veicoli militari sul tema dei più potenti autocarri dell’esercito, Fiat, Spa, Lancia e gli americani del dopoguerra..
Una ricca offerta d’autovetture d’epoca, ricambi, accessori, abbigliamento, editoria, e modellismo consentirà di cercare e forse trovare l’oggetto dei desideri o il pezzo che mancava per completare un restauro.
Un momento di svago verrà offerto ai visitatori dall’abbinamento auto-golf, ci si potrà infatti cimentare con l’arte di Tiger Woods, infatti il negozio Jolly Sport dedicherà il proprio spazio interamente al mondo del golf.
Il pubblico, per tre giorni, sarà coinvolto in una gara di "putting green": su un tappetino che simula il green del campo da golf il giocatore, neofita o non, potrà mettersi alla prova per tentare di mettere in buca la pallina.
Sono previsti omaggi per chi riuscirà ad imbucare.
Nell'area sarà posizionato un gonfiabile della F.I.G., Federazione Italiana Golf. Verrà inoltre esposto materiale promozionale legato al mondo del golf, tra cui alcuni campioni di prodotti della nuova linea da golf attualmente in produzione "JG".
Hotel Villa Marcello Giustinian
I visitatori potranno inoltre cimentarsi con automodelli elettrici che correranno su di una grande pista. Sarà un salto indietro nel tempo, quando “l’autopista” era il sogno di ogni bambino ed Automotoretrò premierà i più bravi.
Le attività che coinvolgono il pubblico saranno completate dalla possibilità di frequentare un breve corso di Guida Sicura,, con gli istruttori della BSA World Driving School che a bordo della Grande Punto e della Panda Cross, su un piazzale appositamente preparato, faranno eseguire esercizi di vari tipi di frenata d’emergenza, che consentono di apprezzare l’efficacia dei dispositivi di sicurezza attiva.
Villaggio Turistico Internazionale Bibione
Per partecipare ai corsi che sono gratuiti basterà iscriversi presso la Stand della BSA all’interno del Padiglione 2.
La 25° edizione di Automotoretrò fruisce della collaborazione di: Città di Torino, Fondazione CRT, Selenia, ASI - Automotoclub Storico Italiano e il quotidiano La Stampa.
Appuntamento al 25° Automotoretrò: